Le parole agre
Su questa raccolta di Narda Fattori è stato detto molto e da
autorevoli poeti e recensori.
Oltre a condividerne le linee d’impostazione, ad essi mi è
più facile riferirmi per la complessità di una poesia densa, tuttavia mai
oscura, di quella limpidezza che è dote di poche voci nella poesia moderna,
oserei dire post-ermetica.
Cito dalla bellissima prefazione di Ivano Mugnaini:
“[…] Come per ogni
vero poeta l’orizzonte dell’autrice è quello del mondo, la sfida della realtà
sognata e vissuta, il confronto tra l’ideale e la contingenza delle cose, la
contabilità delle ferite e delle ingiustizie a cui, questo sottolinea
l’autrice, si rischia di adattarsi perché non si ha tempo né forza per
sottrarci e ripulircene. Le storie, le vicende rese e raccontate in forma di
parole di questo libro, parlano di persone reali o immaginarie, fino al punto
in cui le due dimensioni si confondono, rafforzandosi a vicenda[…]”
Originale nella scelta lessicale, l’Autrice piega le parole
a significati altri, facendo così risaltare oltre l’emozione che inducono,
immagini trasognate che danno nuova forma anche alle azioni.
“…I poeti scivolano
sui gradini della vita
e la guardano da sotto in su come i caduti
lungo i nervi brividano armonie discordi
pure solo loro fanno di un crepaccio
una meraviglia di natura e così di un fiore…”
e la guardano da sotto in su come i caduti
lungo i nervi brividano armonie discordi
pure solo loro fanno di un crepaccio
una meraviglia di natura e così di un fiore…”
Sembra quasi che l’aprirsi nella vita quotidiana di tragedie
e dolori assuma altri colori, versi che diventano ponti a unire apparenti
distanze, perfino abissi su cui anziché vacillare, la mente annota ancora
l’armonia di fondo, la Vita che malgrado tutto, è ancora testimonianza di
Bellezza.
È così che i versi di Narda Fattori s’insinuano con pacatezza
e levità, anche nell’apparente disincanto, nelle considerazioni deprivate della
sola immanenza e portatori, invece, di uno struggente chiedersi della realtà
delle cose.
Queste parole agre, restano dentro, illuminano chi legge.
“… ballo la mia danza di
stracci fantasiosi
Che mi porta dove non
muore mai il sole…”
2 commenti:
Grazie, Cristina.
grazie a te, Narda, e alla tua grande vena poetica.
cb
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