Mia figlia follia
di Savina Dolores Massa
Si può essere donne di casa, di giardini, di orti, di armadi e di candele…
Si può essere madri di un pensiero diventato carne.
Donne di assenza che però sono più presenti delle madri-querce piantate al centro delle case vuote.
Lei è una che soffia sui ricordi per darsi almeno una sequenza.
E aspetta, madre dell’impossibile, nel raccontare il suo futuro alla bambina infiocchettata mentre la polvere si assesta sui gradini, asfissia l’ombra seduta sulla sedia.
E l’ombra ha fissità di pietra, meditabonda, ha pensieri che affollano ramaglie, alberi spogli, fronti mai accarezzate né baciate.
Savina è strega, la vedo intenta a rimestare storie come fossero serpi, cuori di stoppini, e sembianze sbiadite come dagherrotipi color seppia.
Volevo scappare via, fuggire oltre i nugoli di mosche che c’erano, sì, dovevano esserci, oppure no, non lo ricordo. Ma che ci fossero o meno nulla cambia, perché poi restavo, davanti al pentolone, a bocca aperta: e adesso che ci mette, Savinamaga, ancora?...
E ancora, ce ne stava.
Credete che sia un libro?Eh no, è il cubikubrik di Savina Dolores Massa.
È il Silmarillion di nostra signora d’Ichnusa.
Che le parole mica le sorprende sopra la tastiera, nooo, lei le estrae dalle dita, a volte le sospende sulle pagine, in equilibrio, qualcuna l’ho potuta scorgere aggrappata a filo del foglio.
E poi, e poi, voglio portare il ritornello di un albero sospetto, fresco o secco: sarà come sarà, o come si vorrà?...
Scommetto che lo vorreste sapere!
Ok, leggete il libro.
CriBo
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