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domenica 20 gennaio 2013

Narda Fattori

Le parole agre


            

Su questa raccolta di Narda Fattori è stato detto molto e da autorevoli poeti e recensori.
Oltre a condividerne le linee d’impostazione, ad essi mi è più facile riferirmi per la complessità di una poesia densa, tuttavia mai oscura, di quella limpidezza che è dote di poche voci nella poesia moderna, oserei dire post-ermetica.
Cito dalla bellissima prefazione di Ivano Mugnaini:
“[…] Come per ogni vero poeta l’orizzonte dell’autrice è quello del mondo, la sfida della realtà sognata e vissuta, il confronto tra l’ideale e la contingenza delle cose, la contabilità delle ferite e delle ingiustizie a cui, questo sottolinea l’autrice, si rischia di adattarsi perché non si ha tempo né forza per sottrarci e ripulircene. Le storie, le vicende rese e raccontate in forma di parole di questo libro, parlano di persone reali o immaginarie, fino al punto in cui le due dimensioni si confondono, rafforzandosi a vicenda[…]”
Originale nella scelta lessicale, l’Autrice piega le parole a significati altri, facendo così risaltare oltre l’emozione che inducono, immagini trasognate che danno nuova forma anche alle azioni.

“…I poeti scivolano sui gradini della vita
e la guardano da sotto in su come i caduti
lungo i nervi brividano  armonie discordi
pure solo loro fanno di un crepaccio
una meraviglia di natura e così di un fiore…”

Sembra quasi che l’aprirsi nella vita quotidiana di tragedie e dolori assuma altri colori, versi che diventano ponti a unire apparenti distanze, perfino abissi su cui anziché vacillare, la mente annota ancora l’armonia di fondo, la Vita che malgrado tutto, è ancora testimonianza di Bellezza.
È così che i versi di Narda Fattori s’insinuano con pacatezza e levità, anche nell’apparente disincanto, nelle considerazioni deprivate della sola immanenza e portatori, invece, di uno struggente chiedersi della realtà delle cose.
Queste parole agre, restano dentro, illuminano chi legge.

“… ballo la mia danza di stracci fantasiosi
Che mi porta dove non muore mai il sole…”

mercoledì 23 maggio 2012

Cristina Annino




Sabato 26 maggio 2012 ore 18:30
Libreria Enoarcano
VIA DELLE PASTE 106-ROMA Tel. 06.6792222 


Presentazione del libro di poesie
di
Cristina Annino 
“Chanson Turca”
LietoColle editore

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Intervengono  
Maurizio Cucchi e Fabrizio Fantoni


Letture 
di
 Cristina Annino
dalla prefazione:
Questa Chanson turca, in cui la pronuncia di Cristina Annino si conferma perfettamente inconfondibile. Appunto: il poeta deve lasciare che le cose vengano a lui. Ma non è compito facile. Anche perchè le cose, spesso, vengono a noi ma noi non ce ne accorgiamo affatto...”
Maurizio Cucchi

Cristina Annino nasce ad Arezzo. Vive e lavora a Roma. E' del 1969 il primo libro uscito ancora con il cognome Fratini e vicino all'esperienza avanguardistica del Gruppo 70 di Firenze. Nel 1987 pubblica Madrid, che Antonio Porta fece uscire con Corpo 10, Milano, e al quale Giovanni Giudici assegnò il premio Russo Pozzale nel 1988

venerdì 18 maggio 2012

Reversibilità




Abele Longo, Reversibilità, Edizioni Accademia di Terra d’Otranto – Neobar
per richiedere il libro: etdo@libero.it



La matematica non è un’opinione.
La poesia non è una dimensione. Ne è prova inconfutabile questa raccolta di testi di Abele Longo.
“Reversibilità” si dichiara, apparentemente in bianco, da sfondo al disegno di Sophie, sua prima creatura, e poi si apre, si offre, e tu, ignaro lettore, t’incammini su di un sentiero che ti sembra facile.
Poi ti ritrovi a stringerti nel vento delle parole il verso, a incontrarlo sull’uscio di una casa, sul volto di una donna, in fondo o in riva al mare, tra paranze e vestiti e altri particolari  riflessi in onde, reti, vino, pozzi…
Ti ritrovi ovunque e sempre la sua voce a fianco, a dirti: guarda, sembra una bicicletta, è un’anima. Sembra un inferno, è una preghiera. Sembra. E pure è.
Grande, da contenermi, perché ci sono rimasta dentro, e non è facile per un libro farmi prigioniera, ancor più farsi spazio ad accogliermi e tenermi ostaggio di un pensiero che si fa ad ogni parola vivo e umano, umanissimo e alato, incantato disincanto, ossimorico esistere.
Un libricino - non lo direte mai -  che è un tanka sul versante del Kailash, un’onda lunga insospettata dalla riva all’oceano. Voi pensate che esagero, no, ci sono esseri capaci di comunicare l’immenso anche in un granello di rena.
Abele, affiancato dalle immagini bellissime di Nadia Esposito, e tante altre opere di artisti valenti, accompagna in un viaggio ch’è il periplo del mondo, la visione di una mente che annota l’orizzonte e il bruco, l’ala e il terriccio smosso, la nave e il nome dei suoi conterranei, dai famosi a quelli famosi ugualmente dacché lui ne ha parlato.
Ecco, vi invito al viaggio. Ne sarete entusiasti. Ne conserverete le foto nel vostro album dei ricordi.
Potete anche tenerlo come me, sul comodino, a farvi compagnia.
Lo aprirete, magari in una notte insonne, e ne sarete confortati, è il poeta che incontra l'uomo, e vi racconta.
A me questa voce si fa misura d’eterno.

Cristina Bove


Abele Longo è il webmaster di  "Neobar"

sabato 28 gennaio 2012

Narda Fattori

 Narda Fattori: un percorso critico.

“Il tempo che nel libro di Narda fa da protagonista assoluto non è il ‘macro-tempo’ che accompagna e asseconda i grandi ciclici mutamenti del mondo, non è il ‘tacito infinito andar del tempo’ leopardiano; è piuttosto il ‘micro tempo’ che misura e scandisce i giorni umani, gli eventi che vi accadono e i segni che li mutano: il tempo medicina-male… Tra tenaci memorie di asprezze lontanate ma non mitigate dal tempo, e non meno tenaci ansie di perduranti attese, è dichiarata a lungo la ferma assunzione di un presente portato con peso di sofferenza, ma anche e più con lucida passione di verità” (Andrea Brigliadori:dalla Presentazione a L’una e i falò, 1998).

“La poesia di Narda Fattori riscopre la musicalità insita nella tradizione metrico-melica della nostra lingua: sceglie con coerenza di sfruttare tutta la ricchezza lessicale – antica e nuova – dell’italiano” (Gianfranco Lauretano).

“Nella sua poesia si trovano anche i riflessi di una cultura classica investiti di una sofferta sensibilità moderna. Muovendosi entro un proprio spazio dialogico, l’autrice lascia aperta ogni ipotesi: la realtà sul filo del sogno è il compromesso giocato con se stessa per il tramite della poesia” (Giulio Panzani).

“In cerca della salvezza che, secondo Kafka, non è nella letteratura, ma, forse, attraverso la letteratura, la pagina di Narda Fattori mostra un senso tragico quando si misura con la morte quotidiana non per esorcizzarla, ma per appropriarsene, restituendole cadenze e voce umana” (Giuseppe Addamo).

“Rimane la complessa, elaborata bellezza dei testi, la profondità di una pronuncia che scava parallelamente nella storia di sé e nella vicenda universale, la necessità di un dire che ha la forza di un gesto scolpito” (Stefano Valentini).

“Narda Fattori rivendica orgogliosi richiami gramsciani al pessimismo della ragione e all’ottimismo della volontà. Vecchie storie, si potrà dire: quale volontà, oggi, può essere così ottimistica da non farsi soverchiare da un nero – nero perché vero – pessimismo della ragione? Ma Narda ci prova, come lei dice, a mettere le mani dentro lo sporco. E forse non importa più di tanto che una simile volontà sia destinata a farsi voce nel deserto. Forse sarà bastato, come si diceva un tempo, avere reso testimonianza. Che altro si può chiedere oggi ai poeti, nel presente del ‘tutti-nessuno’ profetizzato trent’anni fa da Eugenio Montale? Ma Narda ci prova” (Andrea Brigliadori: dalla Presentazione a Terra di nessuno, 1999).



Commenti critici

Carissima Narda,
……………trovo nella tua poesia uno stato di grazia, sul filo di una narrazione molto comunicativa e fluida, nonostante i nodi duri di un’esistenza, anzi, meglio, di un vissuto dalle ombre segrete, e quasi impronunciabili, indicibili.
Io, almeno, avverto questo contrasto che, secondo me, dà fascino e spessore ai tuoi versi che alludono continuamente a uno stato di disagio anche inespresso, quasi il dire fosse circondato da un margine di silenzio.
Percepisco accenti subliminali nella tua voce, un controcanto muto che va ben oltre la parola, eppure la sostanzia, la rende turgida di senso.

    PAOLA LUCARINI POGGI


…..Ma vogliamo sottolinearlo a piena voce, ……….., rimane la complessa , elaborata bellezza di testi, la profondità di una pronuncia che scava parallelamente nella storia di sé e nella vicenda universale, la necessità sentita di un dire che ha la forza di un gesto scolpito.

Stefano Valentini

Rara è la poesia d’amore consapevole e autentica, e, qui, essa trionfa di struggente carnalità, con una qualità erotica così coinvolgente da travolgere, ribaltandone il senso, all’allusione vagamente stilnovistica del titolo e impregnando i testi di una espressività che adduce potenziamenti sensitivi e cioè trasformando ogni testo in luogo di esperienza di senso.
Ma l’impazienza di arrendersi, di darsi e ridarsi, il desiderio del desiderio, insomma, occulta e disvela il sospetto della impossibilità a risolvere in endiadi le due opposte barricate dell’esistere: perché l’io e il tu, oltre ogni amplesso, nell’amplesso stesso, restano pietrificati nella separazione che è dolore, e la cesura che inesorabilmente li divide (e, paradossalmente, li unisce) è ferita, scacco e scontro: è silenzio; distanza, fattasi lontananza, che non consente l’uno mediante due.
(Per “SE AMOR PARLA”)

In cerca della salvezza che, secondo Kafka, non è nella letteratura, ma, forse, attraverso la letteratura, la pagina di Narda Fattori arde di prepotenza di vita, di una dolcissima arroganza, di volontà di vivere, ma allarmata e perciò mostra, in filigrana, un senso tragico quando si misura con la morte quotidiana non per esorcizzarla, ma, per appropriarsene, restituendole cadenze e voce umana; per mutare esistenza “una saison en enfer” (Rimbaud): riconoscendosi in un destino non di esclusione ma di verità.

    GIUSEPPE ADDAMO




BIOBIBLIOGRAFIA
Narda Fattori è nata a  Gatteo (FC) e ivi risiede in via Garibaldi, 70 ( cap. 47043).  Ha compiuto studi di linguistica e si è impegnata come formatrice per l’IRRSAE ( ora IRRE) e come autrice di libri di didattica per diverse e qualificate case editrici. Ritrova l’ispirazione poetica e narrativa , ha partecipato con successo a concorsi innumerevoli, successivamente agli anni novanta ricavandone successo e premi , ha pubblica diversi libri e partecipa alla compilazione di antologie. E’ redattrice del sito VDBD.



LIBRI DI POESIA PUBBLICATI

Se amor parla, Autore Libri, Firenze 1995,
E curo nel giardino la gramigna, Ibiskos (Empoli) 1996, ( premio editoriale)
L’una e i falò, Il Vicolo, Cesena 1998;
Terra di nessuno, Lucca, 2000 (Premio editoriale “Olinto Dini” di Castelnuovo Garfagnana);
Verso occidente, Fara editore, Rimini 2004;
Cronache disadorne, Ed. Joker, 2007 , Novi Ligure ;
 Il verso del moto, Moby Dick editore, 2009 , Faenza.
Le parole agre, editrice L’arcolaio, 2011
Dentro il diluvio, edizione puntoeacapo, 2011 , Novi Ligure ( premio Editoriale Astrolabio di Pisa)
È presente con una silloge di dieci poesie nei volumi antologici Voce Donna 1997, Voce Donna 1998, Voce Donna 1999, Il Vicolo, Cesena;
-nell’antologia Santarcangelo della poesia, Luisè editore (RN), 1998;
- nell’antologia Il novecento etico-religioso a cura di Vittoriano Esposito, Bastogi editore; 
- nell’antologia Farapoesia con la silloge  A che punto è la notte?  , Fara Editore 2010 , Rimini;
- nell’ antologia Creare mondi con la silloge De profundis , Fara Editore, 2011 , Rimini .
-con la silloge Canzone nell’antologia Dentro il mutamento, Fermenti editrice 2011

Narda Fattori

residente a Gatteo, in via Garibaldi 70, 47043 ( FC)
tel. 0451 934094
cell. 338 1514137
e-mail narda.fattori@libero.it

giovedì 14 luglio 2011

Stasera Anna dorme presto



  Simona Lo Iacono
Pagg.240, anno 2011, € 16,00
14 x 21 cm, ISBN: 9788879070973


Il sonno in verità tarda a venire, fa questo effetto leggere la corale a quattro di Simona Lo Iacono, che in questo libro di snoda come dai cantoni di una stessa stanza: la vita.
Balza agli occhi martellante il vocativo, che ci assicura attimo dopo attimo di essere ancora qua, non ci si può liberare né smettere.
Una bella impasse, non c’è che dire.
E proprio come nella vita reale, non si può fare altro che proseguire, facendosi orecchio e cuore in ascolto, mentre la mente tambureggia sulla verità che emerge, che lo si voglia o non.
I passi accompagnano i passi, il contrappunto si raddoppia in un crescendo insospettabile, che forse vorremmo fermare, o cambiare, per dar loro altro ritmo, altro assetto.
Perché intuiamo che non potremo restare indifferenti, così come in un’aula di tribunale al giudice non è dato defilarsi.
L’Autrice, magistrato e attenta osservatrice, scava nell’animo dei personaggi, li fa apparire e sparire, e ancora riapparire come in un gioco di prestigio, ma sempre il martelletto in agguato a richiamare all’ordine.
La mente cerca motivazioni a scelte che si vorrebbe fossero riproposte ancora, intatte, come bivi sui quali poter tornare per decidere diversamente.
Ma come ogni esperienza esistenziale duramente insegna, dei propri errori non si può non tener conto.
Le conseguenze a volte fanno la vita o la morte. Realmente, ineluttabilmente.
Tener conto delle più intime concessioni a un sé a volte non chiaro, non linearmente adatto a un rettilineo: l’anima ha percorsi tortuosi, sentieri imperscrutabili, dai quali non si torna indietro. Non lo consente il tempo, non lo permette l’intrecciarsi dei destini, anzi, inestricabile appare il labirinto dei giorni, delle omissioni o delle svolte che avrebbero potuto cambiarne il percorso.
E così, tra isola e continente, si dipanano quattro infelicità.
Simona Lo Iacono registra. È la relatrice di un processo a porte aperte sull’incomunicabilità dell’anima.
Forse dovrebbe anche giudicare, ma non lo fa, lascia a noi ancora tempo, riservandosi, forse, la sentenza benevola per tutti, testimoni compresi.
Il lettore si senta parte in causa: verrà assolto, per non aver commesso il fatto.
Stava leggendo, alibi perfetto.

Cristina Bove


Simona Lo Iacono è nata e vive a Siracusa. Magistrato da 14 anni, attualmente dirige la Sezione distaccata di Avola. Cura, sul blog Letteratitudine di Massimo Maugeri (Kataweb-L’Espresso), una rubrica fissa a metà tra diritto e letteratura . Con il suo primo romanzo Tu non dici parole ha vinto il Premio Vittorini 2009- sezione opera prima. Nel 2010 ha pubblicato il racconto La coda di pesce che inseguiva l'amore scritto con Massimo Maugeri. Sempre nel 2010 le sono stati conferiti: il Premio Internazionale Sicilia “Il Paladino” per la narrativa e il Premio Festival del talento città di Siracusa. Collabora a riviste e magazine.

Guarda anche il booktrailer di Stasera Anna dorme presto:
http://www.youtube.com/watch?v=wLVDBBvtm2Y

martedì 12 luglio 2011

Dialoghi con nessuno


ISBN 978-88-6300-035-1
Euro 12,00 - Pag. 142


Era da tanto che aspettavo di leggere le poesie di Natàlia Castaldi, finalmente fissate nelle pagine fruscianti di un libro, forse per averle sotto gli occhi e tra le mani  come qualcosa di prezioso di cui sentirmi depositaria e testimone.
Dialoghi con nessuno, il titolo già rende l’idea ispiratrice di questa raccolta, articolata in più sezioni, tutte ugualmente rapportabili alla sensibilità con cui l’Autrice affronta temi che vanno dall’angoscia esistenziale alle considerazioni filosofiche, dall’impegno civile alla consapevolezza che la parola, per quanto sia mirata a significare, spesso è l’unica traccia del pensiero. Il dialogo si sposta da un ipotetico io di un monologo interiore a un possibile noi conoscibile, per scelta e volontà.

Sull’orlo delle ciglia in oblio
riproducimi il verso delle stelle
quando si vanno a scagliare
tra le ipotesi passate
di un presente privo di memorie.

Raccogli le mie penne
e gettale nel fiume
ché non c’è seme di conoscenza
che non germini dolore.

Avanza l’autunno nel calpestio delle foglie sul selciato
un passo appena abbozzato
al calar della sera.

Natàlia Castaldi raccoglie intorno a un nucleo di persistenza e onestà intellettuale, immagini che tendono apparentemente a smarrirsi nella complessità dei vari aspetti di cui porge variabili, assetti, voci.
Il silenzio antitetico che nessuno può ignorare, cui nessuno può sottrarsi, pena la parola ineludibile, onnipresente, chiave di volta di un segreto dire.
Che poi in fondo cos’è se non poesia?..

C’è una pace oggi nell’ascolto delle cose
che come l’insieme delle gocce
forma l’incalcolabile vastità del mare
quando soffia l’attesa lieve delle onde
sull’increspatura della tua fronte
che arriccia in silenzio il sopracciglio
e pensa

C’è una pace nel sentirsi granello tra le cose
che non si chiede ma si perdona l’esistenza
ora che la fine dell’anno è solo un rito formale
per il computo delle nostre ossa.

(È  una pace tersa stasera
barattare al tempo il mio perdono)



Si leggono i versi, si eleggono i versi, si accolgono nella propria intima essenza.
Allora quel dialogo diventa reale, un incontro con l’altro al di là dei limiti condizionanti
di un linguaggio o di una struttura culturale.
Il poeta diventa così il centro di ogni raggio e intersezione, esprime ed imprime il senso delle sue percezioni e si concede quale punto d’incontro alle più diverse manifestazioni dello spirito.

Nella terra si raccoglie il senso dell’infinito
- Senti il profumo della pioggia dentro le torbe secche d’agosto?
Tutto è in perenne ciclo e che sia gramigna,
prezzemolo o equiseto,
ogni cosa profumerà di ieri anche domani.

Prendi un vecchio cucchiaio e scaviamo una piccola buca,
ho comprato bulbi di tulipani pieni di ricordi:
sarà variopinta anche questa primavera


Difficile aggiungere altro quando ci si trova al cospetto di una poesia già di per sé compiutamente esplicativa come questa della Castaldi.
Almeno a me suggerisce luoghi di silenzio, dove meglio ascoltare la sua voce.
Dove sentirsene appagati.

cb


Natàlia Castaldi,  Messina 13 gennaio 1971, ancora viva.

Ha fondato insieme ad altri poeti e scrittori il Collettivo online “Poetarum Silva”con l’obiettivo di diffondere la bellezza del pensiero quale unica fonte di resistenza umana.
Scrive.
E’ mamma e moglie a tempo pieno e con notevole soddisfazione.
Pubblicazioni:
Suoi lavori sono stati pubblicati da diversi siti e blog di poesia, tra i quali:
La dimora del tempo sospeso– a cura di Francesco Marotta
La poesia e lo spirito – a cura di Fabrizio Centofanti e Francesco Sasso
Oboe Sommerso – a cura di Roberto Ceccarini
Nazione Indiana – a cura di Francesco Forlani e Marco Rovelli
Arte Insieme – a cura di Renzo Montagnoli
Il giardino dei poeti – a cura di Cristina Bove
Imperfetta Ellisse   a cura di Giacomo Cerrai
Stroboscopio – a cura di Luigi Bosco

Inciampi e marcapiano


Inciampi e marcapiano
La poesia di Anna Maria Curci ha una connotazione di grande sensibilità e intelligenza in un ambito dotto che ne è supporto e cornice.
In questa raccolta risalta la profonda conoscenza dell'anima umana, senza cedimenti a retorica o a sentimentalismi, tuttavia evidenziandone limiti e percorsi obbligati, come pure la finezza con cui la cultura diventa alata e fruibile a più livelli.
Una dote dell’Autrice è lo spirito ironico, che rende i testi brillanti, eleganti ed esplicativi perfino in pochi versi.
La rima diventa un ulteriore strumento di calibratura emotiva a completamento pudico di quella urgenza di verità che permea tutte le poesie di questa silloge.
Ed ecco che la metrica assolve precisa al bisogno di esprimere sentimenti contrastanti come in
Narrenfreiheit
…“Ormai soltanto questa m'è rimasta:
la libertà del folle, del giullare.
Col cranio raso o le trecce da rasta
non può, non sa far altro che cantare.”…


Anna Maria osserva con occhi disincantati la messa in opera, ci conduce in ambiti psicofisici dove la misura non è più l’apparenza, ma il richiamo a cercare i significati oltre le patine e le convenzioni sociali.
Poesia che nasce dalla consapevolezza che tutto, in fondo, è traccia di quanto ha preceduto, ma anche necessità di proiettarsi oltre.
Il metalinguaggio poetico permette la comunicazione a diversi livelli di fruizione: nessun fine potrebbe giustificare un accostamento che non avesse un significato e una ragione d’essere espresso. Questa caratteristica del suo poetare è anche matrice di versi come quelli che seguono:
Tau
Gesto all'incrocio
tra due alfabeti,
segno manuale del
fuori da sé.
Sesto sigillo, apre ed
espande il filatterio,
manifesta il divino
nella mano tesa.

Ci sarebbe tanto da dire su questa poetessa, sulle sue capacità di penetrare nel cuore delle cose e degli eventi, e sono sicura che altri avranno l’opportunità e il privilegio di conoscerne a fondo le tematiche e le modalità  in cui si esprime e ne potranno sottolineare altri aspetti che di volta in volta emergono. Come in un caleidoscopio.
Saranno inevitabilmente attratti, come a me è capitato, dalla sua versatilità e inoltre dall’impalpabile speranza che aleggia nelle sue parole anche nel tratteggiare le umane aspettative o le incognite:

Both Sides Now

Sorrido a questa chioma
fluente che s’avanza
e la scriminatura non sèvera
il noto dall’oscuro.

Non mi rende sapiente,
eppure incalza fiera,
rinsalda l’incertezza
che ostenta con studiata noncuranza.

Percorro pettinando le due
chine non più ignote.
Pattini o bicicletta,

il mezzo non importa;
foss’anche una scala cromatica
il senso non conosco.
Il mezzo invece importa quando una scala di colori viene percorsa in armonia, quando proietta intorno un mondo interiore che riluce, quando ne traccia di riflessi la parola e questa si trasforma sapientemente in poesia.

Cristina Bove


Anna Maria Curci è nata a Roma nel 1960. Nella città natale vive e insegna. Coltiva le passioni per la letteratura e la musica come forme di resistenza civile.

Ha un blog, “Cronache di Mutter Courage”, ed è tra i “meltin’ po(e)t_s” di “Poetarum Silva”.
Suoi testi sono apparsi su riviste, antologie e blog online.
Ha tradotto poesie di Rose Ausländer, Ingeborg Bachmann, Thomas Bernhard, Marica Bodrožić, Dietrich Bonhoeffer, Christine Busta, Paul Celan, Hilde Domin, Marie Luise Kaschnitz, Christine Lavant.

domenica 8 maggio 2011

Pasquale Esposito

Evento Unico
Ti entra dentro come un dolore gentile e ti fa patire ogni gioia della quale non conoscevi nemmeno l'esistenza, ti fa camminare sui cocci taglienti della tua vita precedente, ti apre mille ferite dalle quali sanguini senza alcuna sutura praticabile, vai incontro ad ogni possibile distruzione credendo che ne valga la pena fosse anche solo per un istante di felicità. Chi ti vede andar via chiede il perchè. Ti viene il sospetto di non aver mai vissuto altra esistenza e una parte di te rimane ad abbracciare un piccolo corpo ignaro. La distanza con l'altra parte che scopre la vita è la misura del tuo senso di colpa e non c'è rimedio alcuno.



Aletti editore 2004

pp. 110, 14,00 euro




Ho appena finito di leggere un libro un po’ particolare, “Come pagina bianca” di Pasquale Esposito. Particolare perché, sebbene abbastanza stringato, è invece una miniera di riferimenti colti, riflessioni che prendono spunto e si diramano in  molteplici campi del sapere. E’ un libro in cui si riversa l’anima dello scrittore che, attraverso la narrazione in prima persona del protagonista,  ti rende partecipe della sua cultura e dei suoi dubbi, delle infinite sfaccettature della sua mente e delle riflessioni che ne scaturiscono sulla caducità delle cose e sull’importanza del Tempo. Le parole assumono significato totale e irradiante, rappresentano il senso della vita in contrapposizione al senso della morte. Diventano porte spalancate da cui poter sortire per esplorazioni dal centro del sé alle periferie dell’altro da sé, in diramazioni e rivoli che raccontano di antica sapienza, di attuale conoscenza, di regioni della mente che sono anche substrato del presente “ …Siamo unici eppure un tutto incontenibile, aggregato non enumerabile di idee e sensazioni. Per la lista dei nostri pensieri non basterebbe la carta di tutti i libri stampati, se mai volessimo trascriverli. ”La poesia vi si innesta quale trait-d’union fra logica ed irrazionalità, come se, per un processo alchemico, la pietra e l’oro si trasmutassero a vicenda per giungere insieme alla Luce. Nell’Ein Sof traente da Sé ogni categoria e manifestazione. Nel suono, forse, di un flauto magico che ne riunisca tutti i vari aspetti  per alfine pervenire alle nozze mistiche. Puoi  sentire la musica sprigionarsi in parallelo, mentre la parola risuona come voce sola e distinta, supportata dalla melodia. Persuasivo il linguaggio che sfida la tendenza alla dispersione cercando di garantire alla mente stessa l’identità ed esistenza, nella certezza che
“Nulla vale sapere e potere
nulla saggezza e oro 
giacchè possiamo ancora morire
se manca una parola.…
Potremmo non esistere
se non fosse noto che ci siamo.”

giovedì 7 aprile 2011

Recensione al Saggio - Verso la poesia alla ricerca di senso -

di Maria Carmen Lama



Non mi è facile recensire un saggio, per quanto tratti di poesia.
Il tentativo di sintetizzare proprio laddove  è stato invece analizzato a fondo, come ha fatto Maria Carmen Lama in questo suo bellissimo trattato “Verso la poesia alla ricerca di senso” diventa arduo.
Nel percorrerne le tappe, l’evoluzione del linguaggio poetico scorre parallelo a quello filosofico.
L’Autrice presenta una serie di riferimenti temporali che vanno dalle antiche considerazioni platoniche a quelle attuali flosofiche di Maria Zambrano. Il tutto con una scorrevolezza che sorprende in un testo essenzialmente analitico.
Ma forse consiste proprio in questo la particolarità di questo libro di e per la poesia.
Alcune definizioni sono di una immediatezza avvincente:
Il poeta non sa e non può autodefinirsi, perché egli trova ciò che non ha cercato, ed è come perso nella luce, nella bellezza, nelle cose che vivono dentro di sé”.
E ancora: “ il poeta vive innamorato delle cose e del mondo, vive degli istanti fuggevoli, vive delle ombre e di tutto ciò che le cose portano con sé come possibilità”…

Il fine, la ricerca del senso, lo distingue dal filosofo che invece vuole con la ragione spiegare l’ineffabile. Lo spiega molto bene M.C.Lama, nel secondo capitolo della Prima parte: “Poesia e filosofia, alla ricerca di unità” dove dice: “…
il poeta vuole trovare qualcosa che oltrepassi la sua capacità, un essere o qualcosa che lo superi e  che lo vinca… facendolo “essere” proprio grazie all’esserci di questo qualcosa sopra di lui...
…Il filosofo, invece, mentre ricerca la conoscenza si allontana  da tale sogno originario, lascia dietro di sé la fisicità per approdare in un mondo metafisico, perché più si immergerà nell’abisso della libertà, più riuscirà a restare sé stesso e a ritrovarsi come essere”

A questo punto il mio compito si fa ancora più difficile, come posso comunicare le emozioni che pure essendo questo un saggio, è riuscito a trasmettermi?
Mi rendo conto che mi riesce molto più agevole dirne tutto il bene possibile, riferendomi ad ogni sezione di questa opera che, si evince leggendo, ha impegnato l’Autrice in approfondimenti e ricerche, al fine di ottenere un complesso ma chiaro ed esaustivo testo esemplare nel suo genere.
Mi risulta altresì ostico riferirmi alla scelta dei poeti contemporanei nell’ultima sezione del libro, in cui sono citata con altri che l’Autrice porta a completamento dell’opera.
Avrei potuto eludere il mio desiderio di scriverne, certo, ma non mi sarebbe parso giusto nei confronti di Maria Carmen Lama, che stimo come saggista e poeta, e che sono convinta che meriti tutta l’attenzione sì, ma anche la gratitudine di chi, leggendo, se ne avvantaggerà vedendo ampliare la propria conoscenza poetica e filosofica.

Cristina Bove 

Maria Carmen Lama è nata in provincia di Messina il 20.11.’49. Vissuta a Capo d’Orlando fino all’età di vent’anni, nel 1970 si è trasferita per lavoro a Milano, dove si è laureata in Filosofia, e dal ’77 vive in provincia di Lecco. 
Ha svolto attività di insegnamento e poi di Dirigente scolastica in Istituti comprensivi e al Liceo Artistico lecchese.
Ha tenuto corsi di formazione per docenti e genitori e ha pubblicato articoli di carattere pedagogico e culturale su riviste professionali per docenti e dirigenti, con gli editori Maggioli, Fabbri, Edizioni Didattiche Gulliver.
Ha prevalenti interessi letterari e in ambito filosofico e psicologico. Scrive recensioni, che pubblica su diversi siti web, relative a testi di vario genere, a romanzi coinvolgenti a livello emotivo e a libri di poesie. Scrive anche poesie e ama approfondire la conoscenza delle produzioni poetiche dei grandi del passato. Ha iniziato da pochi anni a entrare nel mondo poetico attuale, anche attraverso la consultazione di siti web dove le scelte risultano essere traboccanti, ma non sempre adeguate all’idea di poesia come vera e propria arte destinata a pochi  ed eletti adepti. Con l’Editore Aletti ha pubblicato nel 2010 la silloge Prigioniere del silenzio.
e-mail: carmen@giandgi.eu

Aletti Editore
Saggio letterario
Collana Saggistica
Pagg. 296
ISBN 9788864984452
Prezzo € 18,50

lunedì 7 marzo 2011

L’impegno di Maria Carmen Lama


Dal quotidiano “Il Giorno” del 5 marzo 2011 – Inserto Lecco, pag 11
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IL PERSONAGGIO – L’ARTISTA

L’impegno di Maria Carmen Lama
«Una poesia per dare voce alla sofferenza delle donne»

L’autrice racconta la forza e la magia delle parole

-  Robbiate -
"Poesie per dare voce alla sofferenza delle donne nei rapporti con gli uomini e nelle difficoltà che incontrano ogni giorno". Con queste parole, Maria Carmen Lama spiega "Prigioniere del silenzio", suo primo libro di poesie pubblicato da Aletti nel settembre 2010. Poco più di un mese dopo, sugli scaffali delle librerie è arrivato invece, sempre con Aletti, "Verso la poesia, alla ricerca di senso", un Saggio dove la Lama ha riletto i grandi poeti che ama: Emily Dickinson, Mario Luzi, Pablo Neruda, Eugenio Montale, Antonia Pozzi e Marina Cvetaeva, proponendo la sua interpretazione della loro poetica.
Sessantuno anni, Maria Carmen Lama è nata in provincia di Messina. Superiori al Liceo classico di Patti (nonché maturità magistrale) nel 1970, Carmen lascia la Sicilia per Milano. "Cercavo lavoro. Trovai un impiego, ma volevo insegnare. Nel 1975 partecipai al primo concorso utile e lo vinsi. Nel 1976 ero maestra a Milano".
Intanto la futura poetessa incontra Francesco, operatore Rai, robbiatese, che l'anno dopo diventa suo marito. Nel 1978 nasce Andrea. Nel 1977 ottiene anche il trasferimento nel circolo didattico di Robbiate. Dice "Ho insegnato a Verderio Inferiore, Robbiate, Bernareggio. Mi ero iscritta all'università statale di Milano, laureandomi in Filosofia. Nel 1992 partecipai al concorso per Dirigente scolastico e lo vinsi".
Prima sede a Calusco d'Adda, dove rimarrà per un decennio, la dottoressa Lama dirigerà poi l'Istituto Comprensivo di Cernusco Lombardone per concludere la carriera scolastica, nel 2006/2007, come Preside del "Medardo Rosso", Liceo artistico di Lecco. "Un'esperienza indimenticabile" ricorda.
Dice ancora: "La passione per la poesia è sempre stata forte. Durante gli anni impegnativi da Dirigente, era una sorta di evasione dalla lettura dei documenti scolastici. Cominciai a scrivere articoli per le riviste di settore. L'interesse per la scrittura diventava sempre più forte. Le prime poesie risalgono a dieci anni fa. Ho scritto poesie su diversi temi, ma in questo primo libro prevale una riflessione sulla sofferenza delle donne, nei rapporti con gli uomini e col quotidiano. Lo mandai ad un amico. Quando mi ritornò, i suoi commenti alle poesie erano così inattesi che mi spronarono a continuare. "Se ho saputo trasmettere questo - mi dicevo - forse qualcosa di buono c'è. Prigioniere del silenzio è nato così".
S.P.

di Sergio Perego
-  Robbiate -
Maria Carmen Lama ha 61 anni. Da dieci scrive poesie. Ha pubblicato "Prigioniere del silenzio" e "Verso la poesia, alla ricerca di senso", un Saggio sui poeti che ama.
D Carmen Lama perché questi libri?
Col primo volevo dare voce alla sofferenza delle donne. Ogni giorno ascoltiamo storie di donne maltrattate. La mia empatia con loro è totale. Ho voluto diventare la loro voce, perché si prenda coscienza che il problema esiste. Il libro è dedicato alle donne, ma anche agli uomini che le amano nella loro interezza. Se non è il tuo uomo che ti valorizza, non solo per il corpo, chi mai potrà farlo? Quanto al Saggio, è insieme una ricerca sulla dichiarazione di “poetica” di grandi poeti del passato, ed anche la mia personale interpretazione di alcuni poeti del Novecento e di poeti contemporanei “emergenti”.
D La sua prima poesia?
Risale a dieci anni fa. "Prigioniere del silenzio" è stato scritto in momenti diversi e non avevo intenzione di far diventare le poesie una silloge, ovvero una raccolta. L'idea è arrivata quando le poesie erano ormai più di cento.
D Da dove nasce questa passione?
Da studentessa amavo Leopardi. In generale la poesia mi apriva nuovi orizzonti. Le parole poetiche invitano a riflettere, ma sono anche suono, ritmo, musica.
D C'è stato un momento durante il quale ha capito che per lei scrivere sarebbe stato importante?
Sì, quando ho capito che scrivendo mi liberavo della sofferenza che mi colpiva guardando il mondo, e che era anche un modo per esprimere la mia gioia più grande. Con la poesia racconto i sentimenti, dunque me stessa.
D Il poeta italiano che ama di più?
Mario Luzi. Non è difficile come molti affermano, e ti costringe a riflettere. Le domande che il poeta si pone ti rimbalzano addosso. Lui non dà risposte, ma tu non puoi fare a meno di cercarle.
D Quello straniero?
Sono due donne, Emily Dickinson e Marina Cvetaeva. le loro poesie sembrano semplici, ma ti danno emozioni. Ti fanno pensare. Per me assumono carattere universale, perché tutti possono capirle e vi si possono riconoscere.
D Lei è stata a lungo insegnante, poi Dirigente scolastico. Questa passione l'ha aiutata nel suo lavoro?
Ricordo che verso la metà degli anni ottanta, con i bambini di Verderio Inferiore avevamo scritto un libretto di poesie. Quanto alla dirigenza, dopo la lettura delle circolari, leggere poesie la sera, era un ristoro.
D Un consiglio ad una giovane donna  che voglia cimentarsi con la poesia?
Leggere molto i grandi poeti, ma anche quelli contemporanei e poco conosciuti. Certo per scrivere devi avere qualche sensibilità che ti porti a desiderare di farlo. Una situazione che a tutti può sembrare banale, per il poeta diventa qualcosa di diverso. Un bell'esempio di questo genere è il francese Yves Bonnefoy.
D Un poeta emergente che ama?
La napoletana Cristina Bove. Le sue poesie sono originali e personali. A volte è difficile entrare nelle sue metafore, ma quando li leggi, i suoi versi si riconoscono. Ha un bel pubblico di lettori su Internet.
D Il poeta contemporaneo che non dovrebbe mai mancare in una libreria?
Franco Fortini. Negli anni sessanta-settanta il più grande. E poi la polacca Wislawa Szymborska, per il suo scrivere semplice ma profondo, Nobel nel 1996.
D Perché un Saggio?
Volevo capire quali fossero le poesie che possiamo definire vere, ma anche chi è il vero poeta. Ho studiato. Poi ho deciso che avrei scritto. Dietro a questo Saggio ci sono tre anni di lavoro. Sono partita da Orazio, sono transitata per il Ducento-Trecento e poi, saltando qualche secolo, sono arrivata al Parini, che rappresenta quella cesura tra classicismo e illuminismo, che ho voluto evidenziare già a partire dalla sua stessa poetica, e nell’excursus storico successivo ho preso a riferimento poeti ritenuti innovatori dell’arte poetica, Infine i simbolisti e i contemporanei.
D Chi sono per lei i veri poeti?
Quelli che aiutano a riflettere, come Luzi, Montale, Ungaretti, tanto per citare solo tre dei nostri “grandi”.